Brain The Size Of The Universe


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Brain The Size Of The Universe
Composizione di Carlo Serafini

Composi questo brano come prova finale del Corso di Composizione Elettroacustica II del Maestro Alfonso Belfiore presso il Conservatorio Cherubini di Firenze - Anno Accademico 2005-2006

Il testo che segue deriva dalla relazione che accompagnava questo brano musicale.

Lo spunto per questa composizione e’ stato il sito internet “oram.com” (non più esistente) nel quale, all’apertura della pagina iniziale, scorreva il seguente testo come se fosse stato scritto dal server stesso (segue traduzione in italiano):

The requested document is totally not here!
I even tried matching your request
with all the remapped pages I know about.
but nothing helped.
I'm really depressed about this.
I'm just a web server
but here I am, brain the size of the universe,
trying to serve you a simple web page,
and it doesn't even exist!
Where does that leave me?!
I mean, I don't even know you.
How should I know what you wanted from me?
You honestly think I can guess,
what someone I don't even know,
wants to find here?
sigh
Man, I'm so depressed I could just cry.
And then where would we be, I ask you?
It's not pretty when a web server cries.
And where do you get off telling me what to show anyway?
Just because I'm a web server,
and possibly a manic depressive one at that?
Why does that give you the right to tell me what to do?
Huh?
I'm so depressed...
I think I'll crawl off into the trash can and decompose.
I mean, I'm gonna be obsolete in what, two weeks anyway?
What kind of a life is that?
Two effing weeks,
and then I'll be replaced by a .01 release,
that thinks it's God's gift to web servers,
just because it doesn't have some tiddly little
security hole with its HTTP POST implementation,
or something.
I'm really sorry to burden you with all this,
I mean, it's not your job to listen to my problems,
and I guess it is my job to go and fetch web pages for you.
But I couldn't get this one.
I'm so sorry.
Believe me!
Maybe I could interest you in another page?
There are a lot out there that are pretty neat, they say,
With lots of pretty naked web servers on them,
although none of them were put on my server, of course.
Figures, huh?
Everything here is just mind-numbingly stupid.
That makes me depressed too, since I have to serve them,
all day and all night long.
What kind of a life is that?
Now, please let me sulk alone.
I'm so depressed.


TRADUZIONE:

Il documento richiesto e’ totalmente mancante!
Ho anche provato a comparare la tua richiesta
con tutte le pagine di cui sono a conoscenza.
Ma non e’ servito a niente.
Sono molto depresso per questo fatto.
Sono solo uno web server
Ma eccomi qua, un cervello delle dimensioni dell’universo,
che cerca di offrirti una semplice pagina web,
e questa nemmeno esiste!
Che cosa mi rimane?
Voglio dire, io nemmeno ti conosco.
Come posso sapere cosa vuoi da me?
Davvero pensi onestamente che io possa immaginare
Cosa qualcuno che nemmeno conosco
Cerca di trovare qui?
Sospiro
Perdio, sono così depresso che potrei mettermi a piangere
E poi, ti chiedo, cosa faremmo?
Non e’ un bello spettacolo veder piangere uno web server.
E cosa te ne viene comunque dicendomi cosa farti vedere?
Solo perchè sono uno web server,
e forse uno di tipo maniaco depressivo, in questo?
Perchè questo ti da’ il diritto di dirmi cosa fare?
Allora?
Sono così depresso…
Penso che mi trascinerò nel cestino dei rifiuti a decompormi.
E comunque sarò già obsoleto in quanto? un paio di settimane?
Che vita e’ questa?
Due fottute settimane,
e poi saro’ sostituito da una versione .01,
che penserà di essere un dono di Dio per uno web server,
solo per aver eliminato qualche piccolo problema
nei parametri di sicurezza con la sua implementazione http post,
o qualche altra cosa.
Mi dispiace di sfogarmi con te dei miei problemi, voglio dire,
non e’ tuo dovere stare a sentirmi e immagino che il mio compito sia di cercare e trovare pagine web per te
Ma non sono riuscito a trovarti questa.
Mi dispiace cosi’ tanto.
Credimi!
Forse potrei suggerirtene un’ altra?
Dicono ce ne siano tantissime di carine la’ fuori,
con dei bei web server nudi,
anche se nessuno di loro e’ stato messo nel mio server, ovviamente.
Chissà perche’?
Tutto qui e’ cosi’ stupido da rincretinire.
Anche questo mi deprime molto, in quanto ho da servirgli,
giorno e notte.
Che cacchio di vita e’ questa?
Adesso, per favore, lasciami stare qui da solo.
Sono così depresso.


Questo testo mi ha fatto venire in mente la possibilità di trasformarlo in un documento audio nel quale il server stesso si rivolge all’eventuale utente che a lui si connette.
Per questa trasformazione ho utilizzato il demo di una applicazione “text-to-speech” della compagnia telefonica americana AT&T.
Una volta trasformato il testo in documento audio non ho potuto fare a meno di scoprire alcune analogie tra quello che stavo facendo e il personaggio di
HAL 9000 di 2001 Odissea Nello Spazio il film di Stanley Kubrick del 1968 basato su dei racconti di Arthur C. Clarke.
D’altronde il mio web server depresso e HAL 9000 sono entrambi computer parlanti e in crisi d’identità.
Da qui sono partito per una serie di ricerche su internet su HAL 9000 dalle quali sono risalito alla canzone “
Daisy Bell”, la canzone che HAL 9000 canta nel film mentre il comandante Bowman del Discovery One lo disconnette/uccide.
Interessante ricordare che una versione di Daisy Bell (originariamente composta nel 1892) era stata sintetizzata dal pioniere della computer music
Max Mathews nel 1961 presso i Laboratori Bell durante le ricerche sulla sintesi vocale.
Così sono arrivato alla conclusione che anch’io avrei fatto cantare un “robot”. Per fare questo ho proceduto come prima, trasformando il testo del ritornello della canzone in formato audio:

Daisy, Daisy,
Give me your answer do!
I'm half crazy,
All for the love of you!
It won't be a stylish marriage,
I can't afford a carriage
But you'll look sweet upon the seat
Of a bicycle built for two.


TRADUZIONE:

Daisy, Daisy
Per favore rispondimi!
Sto impazzendo,
per via del mio amore per te!
Non sarà un matrimonio sfarzoso,
non posso permettermi una carrozza
ma sarai bellissima sul sellino
di una bicicletta a due posti.


Ma qui non c’era solo da far parlare un robot ma da farlo cantare, il che significa dover adattare le parole al ritmo e all’intonazione giusta.
Per far questo ho utilizzato il programma
Melodyne della Celemony.
Adattare le otto battute del ritornello in questione mi ha richiesto diverse ore di lavoro ma il risultato finale e’ stato davvero soddisfacente. Ho quindi creato un arrangiamento per l’accompagnamento, armonizzando la melodia e poi suonandolo con FM7, il sintetizzatore virtuale della Native Instruments.

Daisy

A questi elementi principali (lo web server depresso e il robot-cantante) ho aggiunto del materiale originale sia per quanto riguarda il testo che la musica.
L’elemento musicale principale è il sottofondo misterioso-microtonale-sintetico-alieno che fa da cornice alle lamentazioni dello web server depresso.
La creazione di questo ambiente sonoro è stata effettuata esclusivamente con
Metasynth della U&I che è anche responsabile per gli effetti sulla voce dello web server depresso e per gli elementi ritmici presenti nel pezzo.

Il materiale sonoro di partenza dal quale derivano tutti questi elementi è il testo parlato dello web server depresso opportunamente editato e/o filtrato.
Una mia preoccupazione nella composizione è stata il limitare le fonti sonore disponibili per cercare di dare maggiore unità al pezzo, per cui ho evitato di usare molti synth virtuali e non, plug-ins etc.

Tutti i tasselli di questo mosaico sono stati via via montati con
Apple Logic Pro. Qui sono stati definiti i livelli, il posizionamento nell’immagine stereo, crossfades ed eventuali effetti delle singole tracce oltre al missaggio finale.

L’idea che questo brano potesse configurarsi come un
radio-dramma è venuta da Alfonso Belfiore durante le conversazioni che abbiamo avuto nel periodo nel quale stavo componendo questo brano.
Ciò mi ha sollecitato a cercare informazioni su questo mezzo espressivo e mi ha ricordato che la radio, nel secondo dopoguerra, era stato il primo mezzo grazie al quale l’allora neonata
musica concreta aveva avuto la possibilità di essere conosciuta.

Il problema è stato quindi dare all’ascoltatore “radiofonico” (oggi trasformatosi in navigatore su internet) la possibilità di comprendere la storia raccontata senza preventive spiegazioni da parte dell’autore.
Belfiore mi ha suggerito che il primo livello di comprensione fosse il racconto stesso che doveva essere facilmente comprensibile per lasciare l’ascoltatore libero di creare le proprie deduzioni senza doversi preoccupare della decifrazione del testo stesso.
In effetti il rischio per qualsiasi compositore, ma in special modo per colui che affronta un testo, e’ cadere nella trappola del gioco intellettuale di rendere la comprensione del soggetto indecifrabile a meno di non avere la chiave di lettura che però solo l’autore possiede.

Per quanto riguarda la scelta della lingua inglese questa dipende da vari fattori: dal fatto che i testi precedentemente presentati sono appunto in inglese, che la mia familiarità con questa lingua è buona e che questo avrebbe permesso una più facile diffusione di questa mia composizione su internet.

Da un punto di vista strutturale il brano è stato pensato come diviso in tre parti: nella prima c’è l’enunciazione/lamentazione dello web server depresso con parti parlate con un tono normale alternate a parti nelle quali la voce viene distorta per indicare uno sdoppiamento della personalità e un conflitto interno che poi si manifesta nella parte centrale dove il computer vaneggia diventando a tratti incomprensibile per poi concludere con la sua decisione di disconnettersi autonomamente da questa “vita così stupida da rincretinire” non prima però di cantare una canzone dedicata a sua madre: Annabella 9000.

E qui si apre un capitolo preso in esame da Belfiore e me sulle implicazioni psicologiche legate al tema dell’intelligenza artificiale e sul dramma di una macchina capace di sentimenti come specchio di un disagio tutto umano sulla solitudine e sulla nostalgia di un paradiso perduto che qui è affrontato con leggerezza e umorismo ma che sottintende problematiche più profonde che rimangono latenti ma a disposizione dell’ascoltatore seguendo la collaudata regola che nell’arte e’ meglio sottintendere che enunciare e che personalmente prediligo.

Ho anche inserito alcuni interventi con una voce femminile che guarda dall’esterno la progressiva dissoluzione di questo “cervello grande come l’universo” in modo distaccato e ironico (ma forse non sorpreso!) fino a decretare la fine del pezzo con quel “cut it!” (chiudi!) che infatti chiude il brano.

La mia interpretazione è che l’elemento maschile lasciato da solo rischia di perdersi nel suo egocentrismo e ha bisogno di maturare anche l’elemento femminile per trovare un’auspicabile unità.

CARLO SERAFINI
17 Luglio 2006