Perchè sono un musicista futurista

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dal MANIFESTO DEI MUSICISTI FUTURISTI (1910) -
Francesco Balilla Pratella:

Io mi rivolgo ai giovani. Essi soli mi dovranno ascoltare e mi potranno comprendere. C'è chi nasce vecchio, spettro bavoso del passato, crittogramma tumido di veleni: a costoro, non parole, nè idee, ma una imposizione unica: fine.
Io mi rivolgo ai giovani, necessariamente assetati di cose nuove, presenti e vive. Mi seguano dunque essi, fidenti e arditi, per le vie del futuro, dove già i miei, i nostri intrepidi fratelli, poeti e pittori futuristi, gloriosamente ci precedono, belli di violenza, audaci di ribellione e luminosi di genio animatore.
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Insidia ai giovani e all'arte, vegetano licei, conservatori ed accademie musicali. In questi vivai della impotenza, maestri, e professori, illustri deficienze, perpetuano il tradizionalismo e combattono ogni sforzo per allargare il campo musicale.
Da ciò repressione prudente e costringimento di ogni tendenza libera e audace; mortificazione costante della intelligenza impetuosa; appoggio incondizionato alla mediocrità che sa copiare e incensare; prostituzione delle grandi glorie musicali del passato, quali armi insidiose di offesa contro il genio nascente; limitazione dello studio ad un vano acrobatismo che si dibatte nella perpetua agonia d'una coltura arretrata e già morta.
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Il Futurismo, ribellione della vita della intuizione e del sentimento, primavera fremente ed impetuosa, dichiara guerra inesorabile alla dottrina, all'individuo e all'opera che ripeta, prolunghi o esalti il passato a danno del futuro. Esso proclama la conquista della libertà amorale di azione, di coscienza e di concepimento; proclama che Arte è disinteresse, eroismo, disprezzo dei facili successi.
Io dispiego all'aria libera e al sole la rossa bandiera del Futurismo, chiamando sotto il suo simbolo fiammeggiante quanti giovani compositori abbiano cuore per amare e per combattere, mente per concepire, fronte immune da viltà. Ed urlo la gioia di sentirmi sciolto da ogni vincolo di tradizione, di dubbi, d'opportunismo e di vanità.
Io che ripudio il titolo di maestro, come marchio di uguaglianza nella mediocrità e nell'ignoranza, confermo qui la mia entusiastica adesione al Futurismo, porgendo ai giovani agli arditi, ai temerari, queste mie irrevocabili conclusioni:

1. Convincere i giovani compositori a disertare licei, conservatori e accademie musicali e a considerare lo studio libero come unico mezzo di rigenerazione.

2. Combattere con assiduo disprezzo i critici, fatalmente venali e ignoranti, liberando il pubblico dall'influenza malefica dei loro scritti. Fondare a questo scopo una rivista musicale indipendente e risolutamente avversa ai criteri dei professori di conservatorio e a quelli avviliti del pubblico.

3. Astenersi dal partecipare a qualunque concorso con le solite buste chiuse e le relative tasse d'ammissione, denunziandone pubblicamente le mistificazioni e svelando la incompetenza delle giurie, generalmente composte di cretini e di rammolliti.

4. Tenersi lontani dagli ambienti commerciali o accademici, disprezzandoli e preferendo vita modesta a lauti guadagni per i quali l'arte si dovesse vendere.

5. Liberare la propria sensibilità musicale da ogni imitazione o influenza del passato, sentire e cantare con l'anima rivolta all'avvenire, attingendo ispirazione ed estetica dalla natura, attraverso tutti i suoi fenomeni presenti umani ed extraurbani; esaltare l'uomo-simbolo rinnovantesi perennemente nei vari aspetti della vita moderna e nelle infinite sue relazioni intime con la natura.

6. Distruggere il pregiudizio della musica "fatta bene" -retorica ed impotenza- Proclamare un concetto unico di musica futurista, cioè assolutamente diversa da quella fatta finora, formare così in Italia un gusto musicale futurista e distruggere i valori dottrinari, accademici e soporiferi, dichiarando odiosa, stupida e vile la frase: "torniamo all'antico".

7. Proclamare che il regno del cantante deve finire e che l'importanza del cantante rispetto all'opera d'arte corrisponde all'importanza di uno strumento dell'orchestra.

8. trasformare il titolo ed il valore di "libretto d'opera" nel titolo e valore di "poema drammatico o tragico per la musica" sostituendo alle metriche il verso libero. Ogni operista, d'altronde, deve assolutamente e necessariamente essere autore del proprio poema.

9. Combattere categoricamente le ricostruzioni storiche e l'allestimento scenico tradizionale e dichiarare stupido il disprezzo che si ha per il costume contemporaneo.

10. Combattere le romanze del genere
Tosti e Costa, stomachevoli canzonette napoletane e la musica sacra, che non avendo più alcuna ragione di essere, dato il fallimento della fede, è diventata monopolio esclusivo d'impotenti direttori di conservatorio e di qualche prete incompleto.

11.Provocare nel pubblico una ostilità sempre crescente contro le esumazioni di opere vecchie che vietano l'apparizione dei maestri innovatori ed appoggiare invece ed esaltare tutto ciò che in musica appaia originale e rivoluzionario; ritenendo un onore l'ingiuria e l'ironia dei moribondi e degli opportunisti.

Ed ora la reazione dei passatisti mi si riversi pure addosso con tutte le sue furie. Io serenamente rido e me ne infischio: sono asceso oltre il passato, e chiamo ad alta voce i giovani musicisti intorno alla bandiera del Futurismo che, lanciato dal poeta Marinetti nel Figaro di Parigi, ha conquistato, in breve volgere di tempo i massimi centri intellettuali del mondo.


Trovo la maggior parte di quello che Balilla Pratella scrisse più di cento anni fa ancora valido oggigiorno, nel 21° secolo.

Nel 1911 Balilla Pratella scrisse il "Manifesto Tecnico della Musica Futurista" nel quale propose, oltre a molte altre cose, l’evoluzione della musica attraverso l'introduzione di intervalli e modi "
enarmonici". E' evidente da come ne parla che per lui "enarmonico" è sinonimo di "microtonale".
Per tutte queste ragioni (incluso il fatto che il
Futurismo sopratutto fu un movimento italiano) non posso che considerarmi un musicista futurista!